Percorso espositivo del M.A.M.e C. di Cerreto Laziale

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IL PERCORSO DI VISITA
Data la vastità della collezione e dei temi trattati e considerate le profonde diversità di tecnica e stile – le opere sono state acquisite in occasione di mostre personali o di mostre collettive senza tema definito – , in occasione del nuovo allestimento permanente, inaugurato nella primavera c.a. al primo piano dell’immobile, si è deciso di selezionare circa 40 opere, fra le più significative, e di disporle nelle sale rispettando una divisione in 5 temi iconografici, illustrati da pannelli didattici: la natura morta, gli animali, il paesaggio (naturale e cittadino), l’astratto, la figura umana. Alcune opere a tema misto sono state collocate sulle pareti della scala di accesso al Museo, rispettando, in parte, la loro collocazione originaria.
SALA 1
La prima sala, immediatamente a sinistra della scala, presenta uno stile più realistico rispetto alle successive ed è dedicata ai temi della natura morta e della figura animale, ognuno disposto su due pareti. La NATURA MORTA si configura come genere autonomo nel ‘600, ma la rappresentazione di frutta, fiori, cacciagione, oggetti vari, è già presente nell’arte funeraria egizia e in affreschi di epoca ellenistica e romana. Le nature morte possedevano significati simbolici o allegorici, ad esempio, potevano rappresentare i cinque sensi oppure la fugacità della vita (presenza del frutto marcito). Con il diffondersi del Romanticismo, essa perde terreno, per recuperare valore nel tardo ‘800 e con le Avanguardie del primo ‘900. Molti artisti contemporanei si confrontano con questo motivo iconografico, che può essere assunto dall’artista come “pretesto” per studiare le regole della visione e per la sperimentazione e la ricerca di equilibri compositivi (in sala, Dell’Aiuto, Dieci) e cromatici (Poggi, Rilievi e forme). Per quanto concerne la RAFFIGURAZIONE DI ANIMALI, essa affonda le sue radici nelle origini dell’umanità. Figure animali sono presenti nell’arte egizia, greca e romana, dove sono resi con esattezza scientifica, mentre nel Medioevo popolano miniature, capitelli, doccioni. Il ‘400 e il ‘500 vedono la nascita dei disegni di Dürer e Leonardo, precursori delle illustrazioni zoologiche moderne, e di molti dipinti sacri che ne ospitano la presenza. Più tardi, con il Romanticismo, agli animali vengono attribuite passioni umane, mentre alla fine dell’‘800 e nel ‘900 anche la loro rappresentazione è coinvolta nei nuovi movimenti artistici. Picasso, Marc, Balla, per citarne alcuni, dipingono gli animali in modo del tutto innovativo. Anche attualmente, molti artisti assumono gli animali ad esempio dello spirito vitale che muove la natura, come nel caso di Acciari, con la tela Senza titolo, dove essi sono rappresentati in vortici di colore. Altri pittori ne sintetizzano le forme in linee essenziali in grado di donare effetti di forte lirismo (Roschini, Le tre colombe della pace).
 
SALA 2
La sala centrale, di maggiore estensione, tratta il tema del paesaggio, nella doppia declinazione di paesaggio naturale e antropizzato, per aprirsi all’astrattismo.
La rappresentazione del PAESAGGIO naturale, in cui lo scenario non è più un semplice fondale per la rappresentazione ma protagonista dell’opera, si afferma come genere autonomo, “pittura di paesaggio”, appunto, nel ‘600. A partire dal ‘700 in tutta l'Europa il paesaggismo diventa un genere egemone, in quanto massima espressione del sublime in natura. Per il ‘900 non si può parlare di pittura di paesaggio vera e propria. Tuttavia, la rappresentazione di esso, viene trattata secondo lo stile e il modo di rendere lo spazio specifici di ciascun movimento o artista. Si pensi, ad esempio, ai paesaggi incantati nei dipinti dei Simbolisti e agli scorci di visioni oniriche del surrealismo. Gli artisti, inoltre, risultano attratti dal tema della città in trasformazione (paesaggio urbano e antropizzato), rappresentazione di progresso (ad esempio nel Futurismo), ma anche di disagio e solitudine. Nelle opere in sala, il paesaggio, naturale o urbano, viene inteso come proiezione di sé e della propria poetica: i paesaggi-stato d’animo o particolari scorci di esso, possono essere realistici (Serpietri, Senza titolo), surreali (come in Blue world di Bandini), concettuali (Calma, Fuori dalla tormenta), metafisici (Finocchioli, Senza titolo). Possono esprimere inquietudine (Imperiali, Non ci sono più soste, tutto è in continuo e celere mutamento) o sensazioni di serenità (Piras, Capo Testa).
Con l’ARTE ASTRATTA, spesso di difficile comprensione per il pubblico non specialista, il pittore crea immagini che non hanno alcun riferimento alla realtà visibile. Essa nasce agli inizi del ‘900, grazie alle ricerche del pittore russo Wassilij Kandinskij, che vuole comunicare emozioni tramite la sola capacità del colore. Dopo il “Ritorno all’ordine”, nel primo dopoguerra, basato appunto sul ritorno alla figurazione, dunque sulla negazione dei risultati raggiunti dalle Avanguardie, l’arte astratta si rivitalizza nel secondo dopoguerra con nuove correnti artistiche, come l’Optical Art, l’Espressionismo Astratto, l’Informale. Per convenzione, nell’astrattismo si individuano due filoni principali, spesso non nettamente distinti; da un lato l’astrattismo geometrico, di derivazione cubista, basato su teorie oggettive e razionali: in sala, si richiamano a questa tendenza Boscardin, Colore e impaginazione e, in parte, Cori, Risveglio a Parigi; d’altro canto, si sviluppa l’astrattismo non geometrico o lirico, di derivazione espressionista, basato sulla libertà e soggettività dell’artista: fra gli esempi in sala, Fabbrizio, con L’angosciante visione e Andrea, I colori delle emozioni.
Dalla sala centrale si accede allo spazio dedicato ai servizi igienici, alla camera destinata alla custodia delle restanti opere della collezione, e alla terza e ultima sala.
 
 
 
SALA 3
Questa sala è interamente dedicata al tema della FIGURA UMANA, le cui forme sono rielaborate dagli artisti per esprimere la loro particolare concezione dell’esistenza. In questo modo essa diviene elemento simbolico, rappresentativo di come l’uomo del nostro tempo concepisca se stesso e il proprio ruolo nella società. In sala domina la tendenza espressiva: i caratteri somatici e le proporzioni si perdono o vengono deformati (Saviantoni, Senza titolo), i colori sono antinaturalistici (Seastrum, Senza Titolo), le figure subiscono un forte processo di stilizzazione (Fantini, Personalità). Esse, inoltre, vengono spesso decontestualizzate, collocate in ambienti surreali o costrette in spazi limitati e claustrofobici (Cedrone, Dialogo).

Galleria fotografica: 
Mario Schironi, Senza Titolo, 50x70 cm., acrilico su tela.
Rodolfo Cubeta, Interno...Esterno, 70x100 cm., olio su tela.
2012, Don Eugene Seastrum, Senza titolo, 122x122, acquarello su tela.
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