Approfondimenti dal Comune di Ariccia


La Città di Ariccia gentilmente ci ha mandato altre informazioni turistiche e fotografie che volentieri pubblichiamo:
MONUMENTI E ITINERARI TURISTICI
PALAZZO CHIGI
La costruzione del grande palazzo che fronteggia la Piazza di Corte (ex Piazza Roma) fu iniziato nella seconda meta` del `500 dalla nobile famiglia romana dei Savelli, sul sito ove anticamente sorgeva l'acropoli dell'Aricia romana. I Savelli addossarono ad una serie di strutture di varia epoca, risalenti al periodo medievale quattrocentesco e cinquecentesco (situate presso la Porta Napoletana), un grande ampliamento unitario che venne a delimitare il paese verso nord, riallacciandosi all'antica cinta muraria. Buona parte del prospetto sulla piazza, precisamente la porzione che va dal torrione sinistro verso Roma fino alla terza finestra a destra del portale, risale al tardo Rinascimento.
Il trasferimento da par te dei Savelli nel nuovo palazzo, costruito nella piazza, avvenne nel 1589, mentre i lavori di costruzione erano già stati iniziati dopo il 1572. Il grande salone del piano nobile appartiene a questa fase cinquecentesca, splendidamente documentato dal camino in peperino con cariatidi e trabeazione sovrastante di chiara impronta manieristica. Anche il fronte principale sul cortile, caratterizzato da un sistema di paraste gigante, è del Cinquecento; purtroppo non se ne conosce il progetti sta. Notevoli furono le trasformazioni realizzate dai Chigi, che subentrarono nel possesso del feudo di Ariccia nel 1661, dando avvio ad una completa ristrutturazione del borgo, compresa la Chiesa dell'Assunta, la piazza e, appunto, il maniero dei Savelli.I lavori non ebbero inizio prima del 1667.
Fu proprio una Breve del Papa Alessandro VII, che apparteneva alla famiglia Chigi, ad autorizzare il nipote Agostino a dare il via all'impresa... " aumentare con nuove fabbriche il suo palazzo di Ariccia e munirlo di propugnacoli, torri ed altro a guisa di rocca o di fortezza " (31 maggio 1667). I Chigi accettarono, quindi, l'impostazione data dai precedenti proprietari, accentuando il carattere severo e fortificato della costruzione, in contrasto con le contemporanee ville barocche dei Colli Albani e di Roma. L'incarico della progettazione venne affidato a Gian Lorenzo Bernini che si avvalse fondamentalmente dell'aiuto del suo giovane collaboratore Carlo Fontana. Questi studiò a lungo la soluzione per il completamento, mettendo sulla carta ipotesi diverse, sottoposte al vaglio del maestro e dello stesso Alessandro VII.
Il travaglio progettuale è testimoniato dai numerosi disegni di mano del Fontana, ancora oggi conservati presso l'Archivio Chigi nella Biblioteca Apostolica Vaticana. I Chigi acquistarono dai Savelli anche il Parco, anticamente separato dal palazzo tramite una strada che saliva ripidamente dalla valle verso Porta Napoletana. I nuovi proprietari lo ampliarono portandone i confini a ridosso del palazzo, ingrandendolo con numerose acquisizioni, fino all'attuale massima estensione. Nel parco i Chigi introdussero numerose piante, tra cui alcune sequoie americane, che ancora oggi si conservano all'ammirazione dei visitatori. I Chigi, per quanto riguarda il palazzo, non furono in grado di dar luogo al completamento progettato dalla coppia Bernini-Fontana in fa se immediata, bensi` in due fasi distinte: la prima tra il 1667 e 1672 e la seconda tra il 1740 e il 1743. In un primo momento demolirono le costruzioni di varia epoca situate presso la Porta Napoletana, costruendo sulle rovine tutta la parte ad oriente rispetto al muro interno dello scalone principale, con l'altana sovrastante, ed accanto la Porta Napoletana ristrutturata.
Nel Settecentesco, invece, per volonta` del principe Augusto Chigi, terminarono il completamento, con il braccio del torrione verso Roma, chiudendo il blocco sul parco. Veniva cosi` ad essere realizzata una costruzione con quattro torri quadrangolari e due avancorpi sporgenti che, partendo dal corpo longitudinale con unica torre della fase Savelli, sviluppava in simmetria doppia, verso l'interno e l'esterno, un compromesso tra lo schema della villa e quello del palazzo -fortezza. Sul fronte interno, la facciata fu arricchita con due loggioni balaustrati e l'altana, conservando la rientranza del cortile con la fontana. Del vecchio edificio Savelli non rimaneva, nel prospetto nord, altro che il porticato centrale, trasformato in cortile con il progetto di due avancorpi. Internamente fu demolita la vecchia scala maestra che dal piano terra, attraverso una galleria , conduceva al salone centrale, per sostituirla con una scala meno lunga e piu` inclinata, meno ingombrante cioe` dello scalone Savelli.
Elemento caratterizzante del nuovo progetto fu la grande sala costruita al lato dello scalone principale, chiamata " sala da pranzo d'estate", per l'uso che se ne fece soltanto nel periodo caldo, data l'esposizione a settentrione. Emerge sulla c ostruzione, a dominare dall'alto il paese e la valle fino al mare, l'altana con i suoi arconi, un tempo aperti. Il completamento settecentesco ebbe luogo sotto la direzione e sorveglianza dell'architetto Pietro Minelli, al quale probabilmente si deve anche il portale in travertino con il sovrastante balconcino, che sostitui` l'antico portale bugnato costruito nel Cinquecento. Importanti interventi di decorazione interna ebbero luogo nel XVIII secolo tra il 1787 e il 1790 G. Cades esegui` le tempere che decorano la cosiddetta "stanza di Ariosto", L. Coccetti dipinse le "grottesche" tra il 1789 e il 1790 nella stanza del principe D. Mario, E. Giani e G. Campovecchio decorarono la "Sala dei paesaggi".
Notevoli furono i danni subiti durante l'ultima guerra, soprattutto per il crollo del ponte monumentale, fatto saltare nel 1944 dall'esercito tedesco in fuga. La forte esplosione produsse delle lesioni, ancora oggi visibili, mentre particolarmente grave fu il crollo delle coperture e di due solai nelle torretta verso Roma. Il Comune di Ariccia dopo l'acquisizione del Palazzo Chigi, avvenuta il 29 dicembre 1988, ha effettuato i principali lavori di restauro e si accinge al completamento dei lavori impiantistici con il finanziamento del Grande Giubileo. Il palazzo conserva intatto l'arredamento originario del `600 con opere importanti provenienti anche dal Palazzo Chigi di Roma , oggi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sono presenti dipinti di Baciccio, Maratta, Salvator Rosa, Mola, sculto re di scuola berniniana, e un mobilio barocco di grande qualita`. La visita guidata comprende tutto il pia no nobile, con circa venti ambienti che presentano, in gran parte, l'arredo originale del Seicento. Si inizia, dopo aver percorso la Scala Maestra con la Galleria ornata, a destra, con busti del papa Alessandro VII, del card. Sigismondo e del card. Flavio, i primi due di G. Mazzuoli, il terzo di B. Fioriti; sulla sinistra quattro busti in marmo di Carrara ed alabastro fiorito, dei quali due di imperatrici Flavie, uno di Settimio Severo ed uno di Adriano scolpiti tutti da O. Borselli. La visita degli ambienti inizia con la Sala da Pranzo d'Estate che presenta gli antichi parati in cuoio detto di Cordoba, sulle pareti quattro dipinti con allegorie dei Sensi di P .F. Mola, vicino alle finestre decorazione murale di A. Angelini, XIX secolo, con sfondati illusionistici verso Roma e Genzano; l'importante cratere e` di epoca ellenistica, proveniente dalla villa di Plinio vicino Ostia.
La Sala delle Suore conserva ritratti delle monache Chigi vissute nel Seicento opera del pittore P. P. Vegli, sulla consolle bus t o in gesso di Ludovico Chigi XX secolo; La Camera Verde con sontuoso letto a baldacchino e parati in cuoio verde, alle pareti mostra ritratti di principi russi imparentati con i Chigi. Proseguendo si incontra la Sala Rosa, in un arredo ottocentesco si possono notare memorie della famiglia tedesca dei Sayn Wittgenstein, imparentatasi dal 1857 con i Chigi; al centro la sala e ` dominata da un letto a baldacchino stile impero.
La Sala delle Belle, raccoglie un importante serie di ritratti di nobildonne romane, vissute sul finire del seicento e dipinte dal pittore J. F. Voet su commissione del card. Flavio Chigi, nei sovrapporta paesaggi di Jean de Momper. La Farmacia contiene opere di grande pregio, dalla collezione di ritrattini di tutti i personaggi della famiglia dal cinquecento ai nostri giorni, alla farmacia che comprende tutti gli antichi medicinali, ancora perfettamente conservati, che venivano utilizzati nel seicento; i preziosi mobili realizzati da A. Chicari su progetto di C. Fantana.
La Sala di Mari o de'Fiori e` arredata con cuoi di produzione fiamminga; sulle pareti quattro quadri raffiguranti Le stagioni dipinti da M. de'Fiori in collaborazione con C. Maratta, G. Brandi, B. Mei, F. Lauri, un quinto quadro raffigurante il ritratto di M. de'Fiori e` dipinto da G. M. Morandi; la Sala da Pranzo d'Inverno o Sala del Salvator Rosa, al centro ottocentesca lampada pensile in bronzo con puttini, fusa su modello del Bernini, sulla parete centrale grande dipinto del Salvator Rosa raffigurante Pindaro e Pan, altri quadri rappresentano personaggi della famiglia Borghese copie da Voet del pittore P.P.Vegli, sulle altre pareti, tra i cuoi spagnoli di Cordoba, ritratto di Maria Virginia Borghese di G.M.Morandi, ritratto del piccolo Agostino Chigi II, di Francesco Trevisani e dipinto con il card. Fabio Chigi (futuro papa AlessandroVII) che assiste la morte di Maria de'Medici a Colonia , di H. Houry, sulla consolle secentesca busto in bronzo di Agostino IV morto ad Adua nel 1896.
La Sala del Trucco conserva, al centro, il grande biliardo del seicento con gioco del Trucco, alle pareti, tra i cuoi spagnoli di Cordoba, ritratto del card. Flavio Chigi di J.F.Voet, nella parete grande, ritratto di Augusto Chigi in veste di Maresciallo del Conclave attr. a J. F. De Troy, seguono ritratti dei papi Alessandro VII ed Innocenzo XII di anonimi con belle cornici di A. Chicari ed il ritratto di Maria Eleonora Rospigliosi di P. Subleyras, nell'altra parete ritratto del papa Giulio II Della Rovere, copia da Raffaello; sullo scrittoio a muro sono conservate anche due importanti matrici in legno dei cuoi, originali del seicento.
La Sala Maestra e` la sala piu` grande del palazzo ed occupa due piani; sulle pareti grandi, in alto, otto cartoni preparatori, con angeli, del Cavalier D'Arpino, in basso vedute di citta` di anonimi, da destra sono Roma, Venezia, Galloro (vicino ad Ariccia), Firenze, Parigi; il grande camino in peperino risale al cinquecento e sul fregio ricorda la battaglia di Lepanto cui prese parte attiva il card. Giacomo Savelli; su di esso grande quadro di G. B. Gaulli detto il Baciccio raffigurante il Beato Giovanni Chigi, ai lati due ovali di scuola caravaggesca con scene di gioco.
Nell'altra parete, in alto, ritratto del papa Alessandro VII di P. P. Vegli, in basso, marina con Sant'Agostino ed il bambino di Alessandro Mattia da Farnese e Jos De Mompere; ai lati altri due ovali di scuola caravaggesca con allegorie dei sensi. Dalla sala si accede alla piccola Cappella di famiglia, dove si puo` notare la celeberrima Sanguigna di Gian Lorenzo Bernini, raffigurante San Giuseppe ed il Bambino; il dipinto sull'altare rappresenta San Francesco di Sales e San Tommaso da Villanova di R. Vanni; alle pareti si conservano i preziosissimi cuoi a cimatura oggi rarissimi. Si prosegue incontrando la Sala Giallorossa con damaschi a bande gialle e rosse, al centro il grande biliardo ottocentesco, mentre ai lati sono presenti le due splendide consolle eseguite da Antonio Chicari su disegno di G.L.Bernini.
Nella sala e` presente un prezioso busto in terracotta del papa Alessandro VII di M. Caffà; sulle pareti i quadri grandi sono di G. M. Morandi e ritraggono Laura Marsi li con i nipotini, Flavio Chigi, Agostino Chigi rettore della Scala con Flavio Chigi, Augusto Chigi, Olimpia della Ciaia. Gli altri ritratti rappresentano, da destra, Girolamo Chigi di anonimo, il card Sigismondo Chigi di P. P. Vegli, il venerabil e Aurelio Chigi di F. Vanni; a seguire nell'altra parete suor Maria Lutugarda di J. F. Voet, Sulpitia Chigi di P. P. Vegli, suor Flavia Virginia di J. F. Voet, Augusto Chigi di P. P. Vegli; nell'altra parete grande, il card. Fabio Chigi di C. Cesi, la beata Angela Chigi di R. Vanni, il card. Flavio Chigi di P. P. Vegli, Mario Chigi di G. M. Morandi, suor Berenice Chigi di F. Trevisani; tra le finestre ritratto del card. Flavio III , il soffitto a cassettone risale al Cinquecento. Con la Sala dei Paesaggi inizia l'appartamento neoclassico del principe Sigismondo Chigi, decorato sul finire del Settecento; la sala, come la successiva, e` stata pesantemente danneggiata durante l'ultimo conflitto mondiale. Le pitture con vedute di Roma sono di G. Campovecchio per i paesaggi e F. Giani per le figurine entro i paesaggi e le decorazioni.
La Sala dei Grotteschi presenta una decorazione con grottesche neopompeiane realizzate dal pittore Liborio Coccetti, mentre, per quanto riguarda i finti quadri con scene dell'Orlando Furioso , intervenne Giuseppe Cades. La Sala dell'Ariosto conserva perfettamente integre le pitture delle pareti, realizzate, sempre nel Settecento, dal pittore G. Cades con scene dell'Orlando Furioso e da N. Lapiccola per gli ornamenti ed il fregio. Lo Studio di don Mario presenta in gran parte arredo ottocentesco; alla destra dell'entrata ovale in gesso con M. F . Odescalchi di Agostino Penna ed ovale dipinto del marito Sigismondo Chigi , in basso veduta di Porta Napoletana di I. Zielke, acquerello della Chiesa dell'Assunta di G. Stern, acquerello del parco di anonimo; nell'altra parete ritratti di Augusto Chigi ed Alessandro Chigi e vedute di piazza Colonna a Roma. Nella parete a seguire foto con ritratti di Mario Chigi della moglie Antonietta, ritratta anche nel busto, ed ai lati, i figli Agostino e Leopolda.
La sala attigua e` la Camera da letto di Antonietta: presenta, perlopiu`, ritratti dei parenti russi della principessa; da notare due armadi del Seicento appartenuti a San Filippo Neri. Nella Sala degli Acquerelli, sono conservate preziosissime vedute d'interni di ville, opere di Sadovnikoff ed altri artisti russi, al centro della sala grande plastico di Ariccia realizzato nel 1989. La Sala dei Succhi d'Erba chiude il giro del piano nobile, con una serie di quattro finti arazzi raffiguranti le stagioni di autore ignoto. Si scende passando per la Scala Nera, in fondo, a destra grande porta che conduce all'Appartamento del Principe. Si inizia con la Sala dell'Archibugio, con al centro grande spingarda del Cinquecento proveniente da Castel Sant'Angelo, sono, inoltre presenti reperti antichi di epoca romana; alle pareti grandi paesaggi raffiguranti, da sinistra, Ariccia di anonimo, Nettuno dal Porto di Anzio di P. Reschi ed il Castello di Porto di anonimo.
Si passa nella Sala delle carte cinesi tappezzata con carte stampate del Settecento; alle pareti, da destra dipinti con Agostino II e la moglie Giulia Augusta Albani , nella parete successiva, tra le finestre, busto del papa Alessandro VII di G. Mazzuoli; nell'altra parete ritratti di M. V. Borghese, del marito Agostino Chigi I, di Costanza Chigi; nell'ultima parete ritratti di Alessandro Chigi, di Laura Chigi, di Augusto Chigi, di M. Eleonora Rospigliosi . Segue la Sala delle carte a cimatura, alle pareti, sulla preziosa tappezzeria del Settecento ritratti, da sinistra, di Sigismondo Chigi I, M. Giovanna Medici D'Ottavjano, Agostino III Chigi , Amelia Carlotta Barberini, Sigismondo II Chigi, Leopolda Doria Pamphilj, Mario Chigi, Antonietta Sayn Wittgenstein. La Sala di don Ludovico e` arredata, perlopiu` con ricordi del principe Ludovico Chigi. La Sala dei Gemelli presenta un grande letto a baldacchino, sulle pareti vi sono, da sinistra tre ritratti di dame di A. M. da Farnese ed il ritratto di Berenice della Ciaia di G. M. Morandi, tre bambine Chigi di A. M. da Farnese e tra le finestre ritratto del card. Sigismondo Chigi; sulla volta dipinti con volatili attr. a P. Mulier.
L'Anticamera o Studiolo e` tappezzata con importanti cuoi del Seicento di ambito berniniano, alle pareti paesaggio del Settecento di anonimo e ritratti del papa Clemente IX Rospigliosi e del card. Sigismondo Chigi entrambi di G. B. Gaulli detto il Baciccio, sulla volta dipinti con volatili a ttr. a P. Mulier. La Camera Rossa con grande letto a baldacchino e` tappezzata con cuoi del seicento, alle pareti ritratti di Clemente IX di anonimo, di Benedetto XIV di A. Masucci, di Clemente XIV di anonimo e del card. Flavio Chigi di G. M. Morandi. La Sala dei Cani presenta alle pareti i feudi di Ariccia, Formello, Porto Ercole e Campagnano di M. Pace detto "Il Campidoglio"; tra le finestre grande ritratto di Agostino Chigi II di P. Kobler; nella parete di fondo grande dipinto della villa di Cetinale appartenuta al card. Flavio Chigi.
La sala del Cancro presenta alle pareti finti arazzi con scene della Gerusalemme Liberata dei pittori M. Riccioloni, D. Paradisi, F. Simonot, sopra il camino battaglia attr. al Borgognone. Il piano dei mezzanini del palazzo e` riservato a mostre temporanee. Al piano terra ha sede la biblioteca, con fondi Chigi, il fondo Redig De Campos e l'importante donazione della Biblioteca Togliatti gia` alle Frattocchie.
 
COLLEGIATA MARIA SS. ASSUNTA IN CIELO
Costituisce l'ultimo capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, che progetto` ogni dettaglio, compresi gli arredi. A pianta rotonda, con pronao e cupola, richiama per i motivi architettonici il tempio romano del Pantheon. Venne consacrata il 16 maggi o 1665 dal Cardinale Flavio Chigi , alla presenza del Papa Alessandro VII, committente dell'opera. L'affresco principale, L'Assunzione al cielo della Madonna , e` capolavoro di Guglielmo Cortese, detto il Borgognone. I sedici angeli di stucco che si snodano lungo il cornicione, sono opera di Giuseppe Naldini. Quadri di grande rilievo decorano le cappelle: S. Tommaso da Villanova di Raffaele Tannini. La Sacra Famiglia di Ludovico Gimignani, S. Antonio da Padova di Giacinto Gimignani, S. Francesco di Sales del Taruffi, La SS. Trinita` con S. Agostino di Bernardino Mei, S. Rocco di Alessandro Mattie. La primitiva chiesa, ugualmente dedicata all'Assunta, venne demolita nel 1665 per ordine del Papa Alessandro VII. Durante l a demolizione venne risparmiata parte della navata centrale adibita a chiesa di S. Nicola. Una particolare devozione e` riservata a S. Apollonia, di cui si conserva la statua in legno, fatta su ordinazione della Principessa Isabella nel 1629.
 
LA PIAZZA DI CORTE
La Piazza assurse alla dignita` di scenografica corte barocca, con l'intervento del Bernini, dopo il 1661. L 'artista mise in piano uno spazio scosceso, demolendo molti altri edifici e creando i cantinoni che sostengono la piazza. Alessandro VII volle che vi fosse innalzata la nuova chiesa collegiata e mise a disposizione, per le spese, il contributo della propria Elimosineria Segreta, ma il cantiere seicentesco interesso` anche la ristrutturazione dell'ex Palazzo Savelli, la Porta Napoletana e la creazione della piazza con le fontane.
L'edificazione dei casini laterali all'Assunta fu portata avanti contemporaneamente ad essa e con grande velocita` perche' in uno dovevano essere collocate le "carceri dove si amministra la giustizia". Gli "ordini lasciati dal Sig. Cavalier Bernino allo scarpellino nella terra dell'Ariccia il di` 4 aprile 1664" ci indicano l'inizio di queste sistemazioni " che si menischi quanto p.ma la cornice del portico della casetta a sinistra della Chiesa... .che faccia la senese del tinelli del Sig.r Principe S. Agusano di vano p. 6 al p. 11 di faccia p. 114 di testa p. 1 .... che ammanischi lastre di peperino p. coprire li tinelli al piano della piazza". La cronologia delle sistemazioni nella piazza di corte dei Chigi e` quindi molto precisa: dalla primavera del 1662 alla primavera del 1664 fu realizzata l'Assunta, dalla primavera all'inverno del 1664 lo spianamento della piazza e la sua sistemazione negli elementi di arredo, nel 1665 si inizio` la ristrutturazione della fontana delle tre cannelle e i lavori per gli Stalloni. L'ultimo cantiere posto in opera fu proprio la residenza dei Chigi e la Porta Napoletana i cui saldi sono all'agosto del 1673.
 
IL PONTE MONUMENTALE
Edificato su progetto degli architetti Ireneo Oleandri e Giuseppe Bertolini, in eleganti forme classiche di reminiscenza romana, impostato su tre ordini di archi, e` alto 69 metri e lungo 312 metri. Fu iniziato nel dicembre del 1846, durante il pontificato di Pio IX. Il 3 febbraio dell'anno successivo il Cardinale Ostini, Vescovo di Albano, imparti` la benedizione della prima pietra. Lo stesso Papa il 12 ottobre 1854 lo inauguro` solennemente e venne aperto a tutti i legni a ruote. Il 2 giugno 1944 il ponte venne fatto salta re dall'esercito tedesco in ritirata pe r ostacolare l'avanzata delle truppe alleate e, dopo due anni, su progetto dell'Ing. Pro g. Carlo Cestelli Guidi e la consulenza architettonica del Prof. David Pacanowski, viene dato inizio ai lavori di ricostruzione .
Il ponte e` riaperto al traffico il 3 marzo del 1948. IL 18 gennaio 1967, pochi minuti dopo la mezzanotte, per cause imprecisate, crolla l'undicesimo pilone; il 27 agosto dello stesso anno cede anche il decimo pilone. La ricostruzione dei piloni e` iniziata nel dicembre del 1967 e, a distanza di circa un anno, e` riaperto al traffico. Per scongiurare il sempre piu` frequente verificarsi di suicidi, l'ANAS nel 1997, su progetto e pressioni del Comune di Ariccia, ha posto in opera eleganti reti di protezione in tensostruttura. Sono state ricostruite anche le colonne terminali in travertino, in parte utilizzando frammenti esistenti.
 
LA LOCANDA MARTORELLI
Uscendo dalla Chiesa, a destra, si incontrano tre palazzine che guardano corso Garibaldi, al centro quella che un tempo veniva denominata "Locanda Martorelli". L'edificio nasce , tuttavia, come Casino Stazi appartenuto, nel settecento, al facoltoso ariccino Giovan Battista Stazi. Nel suo interno al primo piano si trova una stanza decorata, per volonta` dello stesso Stazi, dal pittore polacco Taddeus Kuntze, con vicende dell'antica Ariccia dal mitologia alla storia.
Si tratta di dieci finti quadri nei quali il pittore abilmente narra i fatti partendo da lla mito; il primo pannello raffigura Fedra che rifiuta l' amore di Ippolito. Nel secondo pannello La morte di Ippolito, che con il suo carro si schianta contro l'albero, mentre sfuggiva dalle ire paterne; Ippolito -Virbio verra` riportato in vita dalla dea Diana che sceglie come luogo della sua vita le selve di Aricia. Il successivo pannello rappresenta una caccia di Diana , ambientata nel nemus aricinum .
Nella parete a seguire altri tre rappresentazioni di cui la prima mostra Virbio e l'esercito aricino con la cittadina arroccata sulle pendici; segue il sacrificio di Diana , dove animali venivano immolati alla dea . Con il riquadro della Congiura contro Turno Erdonio inizia la trattazione storica tramandata da Tito Livio. Dopo la congiura orchestrata da Tarquinio il Superbo, assistiamo alla condanna a morte di Turno Erdonio , gettato dalla rupe Ferentina. Segue l'ultimo atto della Battaglia tra i Latini ed i Romani presso il Lago Regillo, con la definitiva affermazione dei Romani; perduto e` il pannello che ritraeva Numa Pompilio e la Ninfa Egeria. La serie si conclude con lo specchio sul camino tra le due finestre, raffigurante lo Speculum Dianae, cioe` il lago di Nemi.
Il soffitto che reca immagini di divinita` classiche e simboli delle stagioni, fu realizzato dal decoratore Giovan Battista Marchetti, noto collaboratore, in tali decorazioni, del Kuntze. Antonio Martorelli acquisto` il palazzetto e nel 1814 lo trasformo` in locanda che divenne una tappa fondamentale del Grand Tour d'Italie; artisti di fama internazionale quali Corot, Turner, M. D 'Azeglio, N. Costa, si fermarono alla locanda che divenne cosi` un punto di attrazione per artisti e letterati. Il primo edificio e` il Casino Antonimi, ristrutturato alla fine del XVIII dall'architetto ed incisore Carlo Antonimi. Terzo edificio Palazzetto Baglioni-Pereiro ristrutturato nel XIX secolo.
Oltrepassata la Locanda Martorelli, piu` avanti, sotto un porticato, si incontra la Fontana delle Tre Cannelle risalente al XVIII secolo, sopra di essa la lapide di Simon Mago. Attraversando la via Appia si arriva a Porta Napoletana percorribile solamente a piedi; e` l'antica porta d'accesso al paese prima che venissero costruiti i due ponti, fu progettata da Carlo Fontana nel 1673. Nella Piazza della Corte e` presente un edificio gia` sede della celebre Locanda Martorelli , nota soprattutto per il ciclo di dipinti murali eseguiti nel `700 dal pittore polacco Taddeo Kuntze e importantissima tappa del Grand Tour D'Italie. Tali dipinti sono di grande interesse per la storia di Ariccia in quanto illustrano le origini ed il passato mitologico del paese, il mito di Ippolito, quello di Diana Aricina e la lotta tra Latini e Romani.
Nel 1820 la palazzina fu trasformata da Antonio Martorelli in locanda, frequentata fino al 1880 circa, da poeti, scrittori, pittori. In una sala del terzo piano gli artisti avevano riempito di caricature e disegni fantasiosi le pareti, successivamente ricoperte da un comune parato di carte incollatevi sopra dal Martorelli e recentemente ritrovate. Questo edificio assume , quindi, un'importanza notevole per Ariccia essendo anche legato alla memoria di grandi artisti che trascorsero in questo paese periodi di studio e villeggiatura e che diffusero, attraverso le loro opere, l'immagine dei Castelli Romani in tutta l'Europa . Tra di essi Corot, Turner, Ibsen, Longfellow, Gogol, Costa e tanti altri. La Locanda Martorelli e` stata acquistata dal Com une di Ariccia nel 1988 ed e` adibita a mostre di arte contemporanea.
 
IL PALAZZO BONAPARTE-PRIMOLI
Costruito da Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, presso l'attuale Piazza Agostino Chigi, fu abitato dal famoso Giuseppe Primoli, fotografo ed importante figura dell'ambiente culturale della Roma di fine `800. Ospito` Matilde Serao, D'Annunzio, Prevost, Aristide Sartorio ed altri importanti personaggi dell''epoca.
 
L'APPIA ANTICA E IL TEMPIO DI DIANA
Tra la tomba detta "degli Orazi e Curiazi", nel territorio di Albano e Colle Pardo, l'Appia Antica percorre trasversalmente la Valle di Ariccia staccandosi dall'attuale percorso della Via Appia Nuova. Oltre ad alcuni sepolcri romani, le opere piu` importanti che si incontrano sono la cella intatta di un tempio tardo-repubblicano, resti di costruzioni termali, un arco di accesso all'antico foro arriccino, il monumentale viadotto del tempo dei Gracchi, detto "sostruzione". Il tempio, simile a quello dedicato a Giunone Gabina, e` stato identificato dal Nibby come tempio stazione dedicato a Diana, succursale del santuario che si trova presso il lago di Nemi, gia` nel territorio dell'antica Aricia.
 
IL SANTUARIO DI GALLORO
Tra il 1661 e il 1662 il Bernini realizzo` lavori di restauro presso la Chiesa della Madonna di Galloro, ristrutturando le ultime due cappelle ed aggiungendo la facciata in stile palladia no. Il tempietto dell'altare maggiore e` opera giovanile del Bernini (1632) mentre le pale d'altare delle ultime due cappelle raffigurano S. Francesco di Sales e S. Tommaso da Villanova, opere rispettivamente del Borgognone e di Giacinto Gimignani.
 
PARCO CHIGI
Conserva la vegetazione originaria dei Colli Albani prima dell'introduzione del castagno (XVIII sec.) con un bosco misto di latifoglie, caratterizzato da lecci, querce, carpini ed aceri secolari. I Chigi introdussero nel secolo scorso anche l e imponenti sequoie, mentre nel XVIII secolo Bernini e Fontana costruirono fontane, viali e vari manufatti. E' stato meta preferita di pittori, artisti e letterati (Goethe, Sthendal, D'Annunzio) che ne hanno cantato la bellezza, come ultimo frammento del Nemus Aricinum, sacro a Diana.
 
COMPLESSO DI SAN NICOLA
Nel cuore del centro storico accanto alla sede comunale recentemente costruita e completata, si conserva la Chiesa di San Nicola, oggi trasformata in un Teatro -bomboniera, progettata da Gian Lorenzo Bernini con la collaborazione del fratello Luigi sui resti della vecchia collegiata. Nel corso dei lavori di sistemazione dell'area e` emerso il podio di un tempio di eta` repubblicana, probabilmente un Capitolium di eta` sillana (81 a. C.), visibile nella Piazza.

Galleria fotografica: 
Ariccia, panoramica con arcobaleno
Ariccia, Palazzo Chigi
Ariccia, L'Assunta vista da Palazzo Chigi
Ariccia, Santuario di S. Maria di Galloro
Ariccia, Teatro comunale Bernini
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