Anzio: Mostra Jazz for a a Massacre

Comune : Anzio
anzio Museo
Luogo: 
Museo Civico Archeologico, Villa Adele. Via di Villa Adele, 2 Anzio (RM)
Orario: 
4-26 aprile 2015

ARCHEOLOGIA & IMMAGINI
Riflessioni tra Passato e Presente in ambiente archeologico
 
JAZZ FOR A MASSACRE
di LEONARDO CARRANO e PAOLO GARAU
ALLESTIMENTO SPERIMENTALE R. di A.O. A CURA DI GIUSI CANZONERI
TESTO CRITICO DI BRUNO MARTINO
 
ASTRAZIONI PER UN MASSACRO
Dopo le fatiche di Aeterna, film in cui Leonardo Carrano ha riversato anni di sperimentazione, producendo un film complesso ed eterogeneo dal punto di vista tecnico-stilistico, Jazz for a Massacre, realizzato insieme a Giuseppe Spina – tanto per non tradire il confronto con il know-how altrui, che lo ha sempre spinto a cercare collaborazioni e tandem creativi – appare come un’opera più compatta ed essenziale, interrotta solo da una sequenza scultorea e tridimensionale, che spezza la riflessione squisitamente pittorica.
Jazz for a Massacre non è semplicemente un film astratto su pellicola, costruito sulla pittura, sull’incisione e sull’intervento di acidi. Non è solo un esperimento materico in cui Carrano si lascia andare in totale libertà, secondo il flusso dell’improvvisazione visuale che amplifica e rafforza la jam-session sonora. E’ un cortometraggio di ampio respiro che rappresenta una sfida decisiva nel campo del rapporto suono/segno.
Nel vedere sulla superficie pellicolare lampeggiare, crepitare, esplodere, stratificarsi ed espandersi campiture di colori brillanti, che nascono dal nero e dentro il nero affogano, muoiono per poi rinascere in nuove forme e combinazioni, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte al suono che si fa immagine, al ritmo che si incarna nel colore, alla partitura musicale che si traduce in drammaturgia iconica. Gli elementi figurativi, i volti, i ritratti fantasmatici che si trovano già fotografati sulla pellicola, found-footage casuale da rielaborare senza troppi calcoli, diventano la base di una texture cangiante e infinita. Gli unici punti di riferimento in un mare dove l’occhio dello spettatore finisce dolcemente con il naufragare. Così come la testa di resina creata per il film da Paolo Garau e affettata obliquamente in sezioni sfalsate, è un pendant oggettuale, reale e concreto che controbilancia la dimensione pittorica. Le sculture di Garau ricordano quasi quelle di uno Svankmajer: corpi, volti e busti ieratici e antichi, pensati per l’animazione e per essere dunque inseriti in un contesto cromatico e metamorfico fortemente contaminato. 
 Ma le immagini di Jazz per un massacro acquistano un ulteriore statuto scultoreo quando le strisce di celluloide, trattate manualmente, vengono montate su light box di legno rivivendo sotto forma installativa. Il cinema “esposto” prende letteralmente luce, secondo un diagramma expanded che ricorda le opere filmiche di uno Sharits, di un Kubelka e di altri cineasti strutturali. Il cinema di Carrano, in questo senso, non è mai un insieme di opere di natura temporale, ma piuttosto una metafisica del movimento, un’esperienza cinetica ricca e complessa, un corpus che possiede un suo spessore e una sua rigida e regolare geometria, pur nel caos delle macchie di colore che, di tanto in tanto, lascia intravvedere le perforazioni della pellicola, denunciando la natura strutturale e metafilmica dello spettacolo di luci e colori cui stiamo assistendo.  
Le astrazioni di Jazz for a Massacre hanno una loro origine, ideale e concettuale, negli scarabocchi di Nato Frascà, pittore e amico di Carrano, già membro del collettivo Gruppo Uno, uno degli esponenti della pittura-scultura degli anni ’60. Frascà aveva fondato una sua singolare teoria dello scarabocchio, strettamente legata al rapporto psicanalitico tra il bambino e la madre. Ma Carrano e Spina hanno costruito il loro Jazz for a Massacre (titolo che allude non a caso a Bagattelle per un massacro di Céline, scrittore amato e omaggiato da Frascà attraverso un programma prodotto per conto della Rai) non sullo scarabocchio come teoria in sé, bensì sull’improvvisazione segnica totale, come possibilità di attuare una creatività pura, senza tempo e senza spazio. Jazz for a Massacre dimostra così, ancora una volta, come, nell’era del digitale, il cinema astratto nella sua esasperata resistenza analogica, è l’unica forma audiovisiva immediata per rappresentare quell’abisso di poesia e bellezza, conoscenza e violenza, passione ed emozione che ciascuno di noi serba in fondo al suo Io.     
 
Bruno Di Marino       

Data inizio: 
Mercoledì, 1 Aprile, 2015
Data fine: 
Lunedì, 27 Aprile, 2015
AllegatoDimensione
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locandinajazzforamassacreinvitoretro.pdf3.26 MB
Galleria fotografica: 
locandina jazz for a massacre
invito jazz for a massacre fronte
invito jazz for a massacre retro
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